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TIBET, UNA TRAGEDIA DIMENTICATA

Puoi contribuire semplicemente diffondendo la verità, veicolando ad amici e conoscenti la storia e le informazioni reali della dolorosa questione tibetana! Non possiamo tacere o far finta di niente di fronte ad ingiustizie così evidenti, non possiamo rimandare ancora, ogni tibetano sta attendendo con pazienza il nostro aiuto!  Tibet: una tragedia dimenticata. 

Situato a nord dell'Himalaya, tra l'India e la Cina, il Tibet ha una superficie di 2,5 milioni di Kmq (cinque volte la Francia. La  popolazione tibetana è attualmente stimata in 6,5 milioni di abitanti contro più di 7 milioni di coloni cinesi insediati sul territorio. Per secoli il Tibet è stato un paese unito, con una storia che risale al 127 a.C., libero e indipendente, come attestato da ben tre risoluzioni approvate dalle Nazioni Unite nel 1959, 1961 e 1965, sfortunatamente rimaste lettera morta. E' un paese incomparabile, ricco di una tradizione di saggezza millenaria meravigliosamente incarnata dal XIV Dalai Lama, la cui lotta non-violenta, che è anche quella di tutto un popolo, è stata premiata nel 1989 con il Premio Nobel per la pace. Ignorando le Convenzioni Internazionali, nel 1950 le truppe dell'esercito della Repubblica Popolare Cinese invasero ed occuparono il Tibet, uno stato fino ad allora assolutamente indipendente e del tutto differente dalla Cina in quanto ad etnia, sistema sociale, cultura, religione e tradizioni. Nel 1959 il Dalai Lama, prima autorità del paese, fu costretto all'esilio. Gli ultimi 40 anni sono stati segnati da continue offese sia ordite contro il popolo tibetano che alla sua cultura. Quello che è stato fatto subire al Tibet e al suo popolo è uno spaventoso sopruso che ripugna alle coscienze di tutte le persone libere e amanti della libertà, della pace e dei diritti umani. Un vicino immensamente più forte sul piano del numero e della potenza militare ha consumato un vero e proprio genocidio ai danni di una nazione, quella tibetana, che aveva come unica arma la non- violenza. Le forze d'occupazione hanno commesso e commettono tuttora numerosi e orribili atti di barbarie. Si stima che circa 2 milioni di tibetani siano morti tra il 1950 e il 1980, in conseguenza dell'occupazione cinese. Nel corso della famigerata "rivoluzione culturale" (1966-1976), seimila templi (cioè la quasi totalità dei luoghi di culto) e una miriade di tesori artistici sono stati distrutti.
Alla popolazione tibetana viene negata (totalmente sino al 1980, parzialmente oggi) la pratica del Buddhismo (come del resto il Bön, l'antica religione autoctona del Tibet) e gli viene imposto l'insegnamento della lingua cinese a scapito di quella tibetana. Mentre leggi questa pagina la tragedia tibetana continua: migliaia di tibetani sono in carcere spesso torturati barbaramente per semplici reati di opinione; lingua, religione (della quale il regime vorrebbe cancellarne l'influenza), storia e cultura sono negate o assurdamente falsate nei contenuti. Le donne di etnia tibetana subiscono continuamente un esecrabile controllo delle nascite patendo sterilizzazioni forzate e aborti, operati senza alcuna pietà anche in fase avanzata di gravidanza. Quello che risultava fino a pochi anni fa “ecosistema primario”, unico al mondo, è gravemente minacciato.
L'ambiente, già efferatamente saccheggiato, è in serio pericolo: la imponente deforestazione (che ha fruttato agli invasori vari miliardi di dollari) provoca inondazioni sempre più frequenti e devastanti, si stanno estinguendo numerose specie animali ormai uniche nel pianeta e lo sfruttamento dei terreni sta provocando una preoccupante desertificazione di vaste aree
. Malgrado il muro di silenzio eretto dalla Cina, sappiamo che in Tibet esistono molti siti di stoccaggio e di lancio di pericolose armi nucleari. La situazione economica è catastrofica: il livello di vita è tra i più bassi del mondo, tanto che ai coloni e ai soldati cinesi viene dato uno status privilegiato e grossi incentivi economici. Il trasferimento massiccio e ininterrotto di coloni cinesi riduce i tibetani ad essere sempre più minoranza nel proprio paese. S.S. il XIV Dalai Lama ha detto ultimamente durante un incontro: «L'unica arma che abbiamo è la Verità, vi chiedo di aiutarci a diffonderla, poiché quando la Verità è in pericolo, è in pericolo l'uomo stesso ed il mondo intero». Migliaia di prigionieri religiosi e politici vengono detenuti in campi di lavoro forzato, dove la tortura è pratica comune. Uno degli aspetti penosi della dominazione cinese è stato il "thamzing", durante il quale i tibetani erano costretti ad autoaccusarsi dei crimini non commessi e ad autodegradarsi.
I bambini erano sovente obbligati ad accusare i genitori di aver compiuto questo o quel crimine e a colpirli con sassi.
 Molti genitori, a loro volta, sono stati costretti a pagare i proiettili usati per ucciderli e a ringraziare i cinesi per aver eliminato "elementi antisociali".
Le donne tibetane sono soggette tuttora a sterilizzazioni forzate e a procurati aborti: il potere cinese vuole che i cinesi in Tibet siano sempre più numerosi e i tibetani sempre di meno.
 Spesso vengono sterilizzate in condizioni spaventose, tutte le donne in età fertile di un paese: radunate a forza davanti a una tenda montata allo scopo, sono costrette ad attendere il loro turno, ascoltando oltretutto le grida della donna operata all'interno. Non ci sono anestesie, altissima è la percentuale di donne morte per infezione, poiché vengono obbligate ad abortire anche donne in attesa da cinque o sei mesi. Le donne tibetane si rifiutano di partorire negli ospedali perché in molti casi il bimbo viene loro sottratto e considerato "morto durante il parto". Inoltre il Tibet, un tempo pacifico stato cuscinetto tra India e Cina, è diventato una vasta base militare che ospita buona parte della forza missilistica nucleare cinese, valutata complessivamente in 350 testate nucleari. Esistono numerose miniere di uranio dove la manodopera è quasi esclusivamente tibetana; parecchie persone che vivono nei villaggi vicini alle basi atomiche, ai luoghi di interramento delle scorie nucleari e alle miniere di uranio, sono gravemente malate, mentre continuano a nascere bambini deformi, i campi non danno più colture, gli animali muoiono e le acque dei fiumi che attraversano vasti territori dell'Asia, quali il Brahmaputra, sono contaminate da materiale radioattivo.
Le risorse naturali del Tibet e la sua fragile economia stanno per essere irrimediabilmente distrutte. Gli animali selvatici sono stati sterminati, le foreste abbattute, il terreno impoverito ed eroso.
 La deforestazione del Tibet procede senza sosta dal 1963 24 ore su 24. Più di 6.000 monasteri, templi ed edifici storici sono stati razziati e rasi al suolo, le loro antiche opere d'arte ed i tesori della letteratura sono stati distrutti o venduti dai cinesi. Migliaia di statue d'oro sono state fuse, trasformate in lingotti e trasportate a Pechino.
La Cina proibisce in Tibet l'insegnamento e lo studio del Buddismo, l'odierna apparenza di libertà religiosa è stata inaugurata unicamente per fini di propaganda e turismo. Finti monaci prezzolati popolano finti monasteri, mentre i monaci e le monache vengono espulsi, maltrattati e imprigionati.
 Il Governo Tibetano in Esilio, con sede a Dharamsala, in India, è stato organizzato secondo principi democratici. Nonostante la rigida chiusura del Governo di Pechino, che si ostina a negare l'esistenza di una "questione Tibetana", dal 1959 ad oggi il Dalai Lama ha formulato diverse proposte politiche per sbloccare la situazione ed avviare un serio negoziato. A tutt'oggi il Governo di Pechino non ha dato risposta e sta sopprimendo nel sangue le legittime rimostranze del pacifico popolo tibetano, arrestando senza motivo, torturando e uccidendo anche monaci e innocenti. NON DIMENTICHIAMOLI E AIUTIAMOLI! PER FAVORE, DIFFONDI QUESTO MESSAGGIO! GRAZIE!

40 MILIONI DI PERSONE SONO INTRAPPOLATE IN FORME DI SCHIAVITU' MODERNA E 152 MILIONI DI BAMBINI SONO VITTIME DI LAVORO MINORILE NEL MONDO

Lo studio intrapreso dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) e la Fondazione Walk Free , in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) , rivela l’entità delle forme di schiavitù moderna nel mondo. Divulgati durante i lavori, attualmente in corso, dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Le nuove stime mostrano inoltre che le donne e le ragazze sono colpite maggiormente dalle forme di schiavitù moderna. Nello specifico, le donne rappresentano il 99 per cento delle vittime del lavoro forzato nell’industria del sesso e l’84 per cento delle persone che contraggono matrimonio attraverso l’uso della forza. Schiavitù moderna: Ci sono circa 40 milioni di persone intrappolate in forme di schiavitù moderna. Le donne e le ragazze sono colpite in maniera maggiore: sono quasi 29 milioni, ovvero il 71 per cento del totale. Una vittima su quattro — circa 10 milioni — è un bambino. Il 37 per cento — o 5,7 milioni — di coloro che sono stati costretti ad un matrimonio forzato sono bambini. Lavoro forzato: Circa 25 milioni di persone sono state vittime di lavoro forzato nel 2016. Di questi, 16 milioni di persone sono coinvolte in lavoro forzato nel settore privato, nel lavoro domestico, nel settore dei servizi e nell’agricoltura. Circa 5 milioni di persone erano vittime di sfruttamento sessuale nello stesso anno e più di quattro milioni di persone — ossia il 16 per cento del totale — erano costrette in lavoro forzato imposto dalle loro autorità pubbliche. Matrimonio forzato: Circa 15 milioni di persone vivevano in una condizione di matrimonio forzato nel 2016. Di queste, 6,5 milioni hanno contratto matrimonio negli ultimi 5 anni (2012-2016) e i restanti vivevano in matrimoni forzati avvenuti prima del 2012. Più di un terzo di tutte le vittime di matrimonio forzato erano bambini - quasi tutte bambine - al momento del matrimonio. Lavoro minorile: Sono 152 milioni i minori - 64 milioni bambine e 88 milioni bambini — vittime di lavoro minorile, quasi un bambino su dieci in tutto il mondo. Il numero maggiore di bambini di età compresa tra i 5 ei 17 anni coinvolti in lavoro minorile si trovano in Africa (72,1 milioni), seguiti da Asia e Pacifico (62 milioni), nelle Americhe (10,7 milioni), in Europa e Asia centrale (5,5 milioni) e negli Stati arabi (1,2 milioni). Circa un terzo dei bambini tra i 5 e i 14 anni impiegati in lavoro minorile sono fuori dal sistema educativo. Il 38 per cento dei bambini tra i 5 e i 14 anni è coinvolto in attività pericolose e quasi i due terzi di essi — di età compresa tra i 15 e i 17 anni — lavorano più di 43 ore alla settimana.

SAVE THE CHILDREN - Mercoledì, Luglio 27, 2022 La XII edizione del rapporto sulla tratta e lo sfruttamento minorile: https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/piccoli-schiavi-invisibili-2022

SAVE THE CHILDREN - In Italia sono molte le minori sfruttate allo scopo della prostituzione su strada. Sono in particolari giovani donne, a volte bambine, provenienti per lo più dalla Nigeria e dalla Romania. Relativamente al contrasto allo sfruttamento sessuale dei minori il nostro progetto “Vie d’uscita", tra gennaio 2017 e marzo 2018 ha raggiunto tramite le unità di strada 1.904 vittime di tratta, in netta prevalenza (68,5%) nigeriane, seguite dalle rumene (28%). Un numero nettamente cresciuto rispetto al periodo maggio 2016-marzo 2017, quando erano state contattate 1.313 vittime. Indotte dai loro sfruttatori a dichiararsi maggiorenni al momento delle operazioni di identificazione in seguito allo sbarco, molte giovanissime nigeriane sfuggono così al sistema di protezione per minori. È necessario quindi rafforzare i meccanismi di identificazione e le procedure di accertamento dell’età così da inserirle da subito nei programmi di protezione le minori. Per il viaggio che dalla Nigeria le porterà in Italia, le ragazze contraggono un debito tra i 20.000 e i 50.000 euro, che potranno ripagare solo sottostando alla prostituzione forzata, un meccanismo dal quale non riescono a liberarsi facilmente. Dopo le ragazze nigeriane, le ragazze rumene costituiscono il secondo gruppo più numeroso nella prostituzione su strada in Italia. Si tratta soprattutto di adolescenti provenienti dalle aree più svantaggiate della Romania.

Un secondo triste fenomeno riguarda il nostro Paese, il cosiddetto survival sex, ovvero delle minorenni in transito provenienti per lo più dal Corno d’Africa e dai Paesi dell’Africa-sub-sahariana che vengono indotte a prostituirsi per pagare i passeurs per attraversare il confine o per reperire cibo o un posto dove dormire. Private della possibilità di percorrere vie sicure e legali e invisibili al sistema di accoglienza, queste ragazze sole, sono esposte a gravissimi rischi di abuso e sfruttamento. Le principali vie di transito sono quelle verso il Nord Europa. Con l’obiettivo di offrire supporto e protezione ai minori stranieri non accompagnati in Italia, e garantire loro opportunità di inclusione sociale, SAVE THE CHILDREN è presente con i propri programmi nelle principali aree di sbarco alla frontiera sud e nelle maggiori città di transito come Roma, Milano, Torino e Catania con il progetto CivicoZero. https://www.savethechildren.it/sh/storie-di-piccoli-schiavi-invisibili/

BAMBINI SOLDATO

Armi al posto di penne e zaini, campi militari, violenza e frastuono d’artiglieria al posto di una normale infanzia costellata di affetto e dolci suoni ludici. È la condizione vissuta da circa 300.000 bambini in tutto il mondo, nelle zone calde del pianeta dove i conflitti rendono combattenti in prima linea anche la parte più fragile e indifesa della società. Ogni anno i numeri cambiano, il fenomeno si tinge di nuove caratteristiche e nuovi paesi entrano nel novero dei responsabili del reclutamento di bambini, sia tra le fila di eserciti regolari sia tra gruppi militari irregolari. Ma emergono anche nuovi progressi volti ad estirpare l’orribile fenomeno, come la nascita della Coalizione Globale per il Reinserimento. È il Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU per i bambini e i conflitti armati, incarnato dalla funzionaria delle Nazioni Unite Virginia Gamba dall’aprile del 2017, a fornire ogni anno alla Comunità Internazionale un resoconto dettagliato della condizione globale dei bambini-soldato nel mondo.

Cosa s’intende quando si parla di bambini-soldato?

Sono i principi di Città del Capo del 1997, nati da un incontro tra Organizzazioni Non Governative volto a prevenire il reclutamento e smobilitare bambini presenti all’interno di gruppi armati, a chiarirne la reale definizione. Si tratta non soltanto di minori che impugnano le armi ma “qualsiasi bambino o bambina con meno di 18 anni che sia parte di qualsiasi forza armata, regolare o irregolare, con qualsiasi funzione comprese quelle di cuochi, facchini, messaggeri e schiave sessuali”.

Perché l’infanzia si spoglia della propria innocenza per indossare l’uniforme?

Bambini e adolescenti, la cui età oscilla in media dagli 8 ai 17 anni, costituiscono il mirino di operazioni di sequestro su larga scala da parte di gruppi armati sia regolari che non, operanti in Africa (in particolar modo in Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan), Asia e America Latina. Villaggi, scuole, mercati: il serbatoio da cui i signori della guerra attingono quotidianamente per rimpinguare le loro fila. Ma il reclutamento non è solo forzato, ma fame e povertà spiegano come mai nel mondo due bambini su tre siano responsabili della propria uniforme. La ferrea e crudele vita militare, per migliaia di bambini poveri e orfani, rappresenta l’unico modo per garantirsi pasti regolari, indumenti o cure mediche: la guerra paradossalmente è l’unico mezzo per sopravvivere.

Quale tipo di vita li attende?

Disciplina ferrea, brutali punizioni fisiche. Appena arruolati vengono subito coinvolti in situazioni di estrema violenza mentre nelle loro vene scorre un cocktail di cocaina e/o anfetamine che annienta ogni resistenza e paura. Facilmente indottrinabili, veloci nell’apprendimento dell’uso di armi leggere e automatiche, i piccoli vengono usati senza alcuna pietà come carne da cannone, mandati avanti sui campi minati per aprire la strada all’esercito. Situazione ancor più drammatica per le bambine che oltre ad essere usate come combattenti divengono “mogli della savana”, schiave sessuali di membri del gruppo armato. https://www.socialnews.it/blog/2019/04/01/bambini-soldato-ultimo-rapporto-onu-nasce-la-coalizione-globale-per-il-reinserimento/

 

 

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI – 10 DICEMBRE 1948

Articolo 1 Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 2 Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.

Articolo 3 Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.

Articolo 4 Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.

Articolo 5 Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti.

Articolo 6 Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.

Articolo 7 Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.

Articolo 8 Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge.

Articolo 9 Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.

Articolo 10 Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri, nonché della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta.

Articolo 11 1. Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa. 2. Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetuato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà del pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.

Articolo 12 Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesione del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.

Articolo 13 1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. 2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese. Articolo 14 1. Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni. 2. Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.

Articolo 15 1. Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza. 2. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.

Articolo 16 1. Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento. 2. Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi. 3. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.

Articolo 17 1. Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con altri. 2. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà.

Articolo 18 Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.

Articolo 19 Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Articolo 20 1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica. 2. Nessuno può essere costretto a far parte di un'associazione.

Articolo 21 1. Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti. 2. Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio paese. 3. La volontà popolare è il fondamento dell'autorità del governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale ed eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione.

Articolo 22 Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.

Articolo 23 1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione. 2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro. 3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una rimunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale. 4. Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.

Articolo 24 Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.

Articolo 25 1. Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà. 2. La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.

Articolo 26 1. Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria. L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l'istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito. 2. L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace. 3. I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli.

Articolo 27 1. Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici. 2. Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.

Articolo 28 Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.

Articolo 29 1. Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità. 2. Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica. 3. Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e principi delle Nazioni Unite.

Articolo 30 Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuno dei diritti e delle libertà in essa enunciati.

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