Le diverse confessioni
cristiane
ORTODOSSI
Nel 1054 vi fu la scissione con Roma. Una delle cause fu la questione relativa allo Spirito Santo nel simbolo Apostolico (il Credo). Le singole Chiese sono autonome (autocefale), dipendenti da un Patriarca (Costantinopoli, Mosca, Romania, Alessandria). Non riconoscono il primato universale del vescovo di Roma cioè il Papa. L'unità è garantita dalla condivisione dell'unica fede e dall'aiuto dello Spirito. I sacramenti sono sette come, quelli cattolici. I riti sono solenni e le chiese piene di icone (immagini) dorate, perché anticipano lo splendore del Regno. Hanno una concezione simile a quella cattolica, ma i pope (sacerdoti) possono sposarsi. Non prevedono il sacerdozio femminile. La teologia ortodossa fondamentalmente non si differenzia da quella cattolica. La divisione attuale è soprattutto legata alla questione del primato papale e dell'autonomia delle varie Chiese. La tradizione orientale invoca la Madre di Dio (Theothokos) come «la tutta Santa», vergine e «immune da ogni peccato». E' onorata e incensata nelle icone, celebrata in festività che punteggiano l’anno liturgico, cantata da anafore e inni ricchi di simboli biblici e di afflato poetico. Quasi mai è rappresentata senza il figlio Gesù.
LUTERANI O EVANGELICI O PROTESTANTI
Nel 1517 Lutero pubblica 95 Tesi nelle quali espone la sua protesta che parte dalla questione della vendita delle Indulgenze da parte della Chiesa. Questo scisma (divisione) fu originato per questioni teologiche. Nel 1520 Leone X scomunica (allontanamento dai sacramenti a dalla comunione con i fedeli) Lutero, dopo che questi bruciò nella pubblica piazza la Bolla Papale che lo invitava a ritrattare le sue tesi. In opposizione soprattutto alla concezione cattolica, pongono l'accento sulla Chiesa spirituale che ha in Cristo il solo capo. L'unica autorità è quella della Parola rivelata nelle sacre Scritture (da qui il motto “Sola fede, sola Scrittura”) e non riconoscono il Papa come guida della Chiesa. I fedeli leggono la Bibbia e la interpretano senza i dettami della Tradizione e del Magistero della Chiesa. La divulgazione della Bibbia è basata sul principio “libero esame-libero arbitrio”. Per quanto concerne i sacramenti, riconoscono soltanto due: battesimo ed eucaristia (detta Cena), perché gli altri non sono stati istituiti direttamente da Gesù. La confessione non è sacramento ed è pubblica. Il matrimonio è solo un momento che contempla una benedizione, vale quello civile. Rifiutano il sacerdozio ministeriale o gerarchico, in quanto ogni cristiano è sacerdote. I pastori hanno soltanto il compito di guidare le celebrazioni e i culti e possono sposarsi. Anche le donne possono accedere a questo servizio. Tutte le variegate confessioni protestanti hanno in comune il concetto che la salvezza è un dono esclusivo di Dio; alcune parlano di predestinazione. La salvezza è indipendente dalle colpe o dai meriti accumulati in questa vita. Il mondo protestante rispetta la madre di Gesù, secondo il ruolo importante che le affidano i Vangeli, ma non la venera e non le attribuisce alcun ruolo nella salvezza dell'uomo, così i santi, che non hanno motivo di esistere come modelli di fede e come intercessori presso Dio. Non è permessa l'esposizione di alcuna immagine, è contestato il culto dei Cattolici e degli Ortodossi, che sconfina nella venerazione. Non riconosce i dogmi mariani.
ANGLICANI
Nel 1534 Il sovrano Inglese Enrico VIII si autoproclama Governatore Supremo della Chiesa Anglicana. Egli voleva annullare il suo matrimonio con Caterina d’Aragona, ma il papa Clemente VII non lo concesse. La struttura gerarchica è molto simile a quella della Chiesa cattolica, ma con un'autonomia delle singole comunità, sul modello di quella ortodossa. Gli Anglicani sono guidati dal primate, l'arcivescovo di Canterbury che ha funzione di semplice coordinatore delle Chiese, mentre il capo della Chiesa Anglicana è colui o colei che regna, cioè il re o la regina del Regno Unito. Riconoscono solo due sacramenti: il battesimo e l'eucaristia, ma danno valore anche ai riti che riguardano i sacramenti riconosciuti dai Cattolici e dagli Ortodossi. Non riconoscendo l'Ordine come sacramento, il sacerdozio non ha lo stesso valore attribuito dai cattolici e dagli ortodossi, ma di fatto svolge una missione simile. Ai sacerdoti è consentito il matrimonio e le donne, da qualche tempo, sono ammesse al sacerdozio. La teologia della salvezza è simile a quella delle Chiese protestanti, dove si privilegia la fede in Dio che salva, piuttosto che le opere compiute dall'uomo. Non hanno particolari forme di devozione mariana, né celebrano feste, ma Maria viene ricordata come la madre di Gesù e come esempio di fede, secondo quanto testimoniato dai Vangeli.
CATTOLICI
Il Concilio di Trento (1545) che attuò la controriforma cattolica basata sul credo stabilì:
- che i deve essere più fedeli e più coerenti al Vangelo;
- che si deve scrivere ed insegnare il Catechismo;
- che i sacramenti sono sette (7);
- il celibato di Sacerdoti e Religiosi;
- una nuova posizione in merito alla giustificazione che avviene anche per mezzo delle opere buone.
Capo della Chiesa è Cristo, ma il vescovo di Roma (il papa) è il garante dell'unità e guida del Popolo di Dio. I vescovi dipendono da lui e sono in comunione con il successore di Pietro. Ogni fedele è invitato a leggere la Bibbia e a confrontarsi con essa seguendo i consigli della Tradizione e del Magistero della Chiesa. Sono istituiti da Cristo e sono 7: battesimo, confermazione (cresima), eucaristia, penitenza, unzione degli infermi, ordine sacro e matrimonio.
Cristo è il sommo sacerdote e tutti i fedeli partecipano al suo ministero, ma la cura della Chiesa è affidata al sacerdozio ministeriale o gerarchico: vescovi, preti ( o presbiteri) e diaconi. I primi due hanno l'obbligo del celibato e non sono ammesse le donne, perché gli apostoli erano uomini.
Dio ha mandato il suo Figlio, Gesù Cristo, perché tutti gli uomini siano salvi e conoscano il Vangelo.
La Chiesa continua la sua missione attraverso la fedeltà alla Tradizione e alle Sacre Scritture. La salvezza viene dalla grazia divina e dai meriti acquisiti con le opere buone.
La venerazione della Madonna, madre di Gesù, ha sempre caratterizzato la pietà cattolica.
Nel 1854 è stato proclamato il dogma dell'Immacolata concezione (preservata dal peccato originale) e nel 1950 dell'Assunzione al cielo.
fonte: https://docu.plus/it/doc/ricerche/schema-sulle-confessioni-cristiane/53599/view/
Si denomina, appunto, "della Roccia" perché la roccia al centro del santuario è ritenuta dai musulmani come il posto in cui Maometto, asceso al cielo nel suo miracoloso viaggio notturno, narrato dal Corano, dell'isrāʾ e del successivo miʿrāj, completò il suo spostamento cominciato a Mecca, prima di cominciare la sua ascesa al cielo. Sulla medesima roccia Abramo (in Arabo Ibrāhīm) sarebbe stato sul punto di sacrificare Ismaele (secondo altre fonti Isacco) prima di essere fermato da Dio. Una "moschea estrema", al-masjid al-aqṣā, fu costruita nelle sue immediate vicinanze per commemorare l'evento soprannaturale. La storia della Cupola della Roccia è strettamente legata alla storia dell'Islam. Il califfo Omar, conquistata Gerusalemme (638), fece liberare l'area dell'antico Tempio dai detriti che vi si erano accumulati da secoli e fece costruire una piccola moschea in un luogo non ben definito. Fu il califfo 'Abd el-Malik che fece erigere sulla roccia la grande moschea, erroneamente detta Moschea di Omar, in ricordo della prima. I lavori iniziati nel 685 durarono sei anni e furono compiuti da architetti bizantini e operai locali. Il santuario, per la ricchezza d'oro e la preziosità dei marmi e dei mosaici, è tutto degno della fede che l'ha ispirato.
Quando i crociati occuparono Gerusalemme, trasformarono la moschea in chiesa cristiana chiamandola Templum Domini e da qui ebbe origine l'ordine cavalleresco dei Templari.
Con il ritorno di Saladino (1187), l'edificio riprese la sua originale funzione e venne arricchito di marmi e mosaici. Varie opere di restauro furono compiute lungo i secoli per ovviare i danni delle intemperie e del tempo. Varie iscrizioni arabe poste sui muri ne testimoniano gli autori, dall'epoca crociata a Saladino, dai Mamelucchi fino alla dominazione turca-ottomana, e al re Hussein che fece dorare la cupola.
La cupola distrutta nel 1948 (a cannonate) è stata ricostruita in alluminio dorato da una ditta milanese nel 1960.
I mandala sono simboli che rappresentano l'universo. Di solito hanno forma circolare e sono tipici del buddismo e dell'induismo, come parte della spiritualità. Mandala è un'antica parola sanscrita che significa cerchio. Potrete facilmente riconoscere un mandala dalla presenza di cerchi concentrici e di forme geometriche ripetute. Nella sua tipologia più semplice un mandala è un quadrato che contiene un cerchio con diversi cerchi o quadrati al suo interno.
I mandala originali vengono decorati secondo l'iconografia tradizionale, che comprende una moltitudine di forme geometriche e di simboli antichi dal significato spirituale. Nel buddismo tibetano i mandala vengono creati con la sabbia colorata.
I monaci tibetani realizzano i mandala di sabbia seguendo una pratica speciale chiamata dul-tson-kyil-khor, che letteralmente significa "mandala di polvere colorata". In passato la creazione dei mandala poteva comprendere l'utilizzo di pietre preziose, come i lapislazzuli, che venivano scelti per il colore azzurro, i rubini per il rosso e così via.
Al giorno d'oggi la tecnica per creare i mandala di sabbia prevede di utilizzare pietre bianche semplici che vengono macinate e tinte con inchiostri opachi per ottenere un effetto simile a quello delle pietre preziose. La creazione di una mandala di sabbia inizia con una cerimonia di apertura dove i monaci intonano dei mantra e suonano flauti e tamburi. Poi si mettono al lavoro e in primo luogo misurano e disegnano con attenzione i contorni del mandala su una superficie piana, con un gessetto o con la matita. Una volta che lo schema di base è pronto, milioni di granelli di sabbia colorata vengono disposti accuratamente nelle diverse sezioni del disegno. I granelli di sabbia vengono versati sulla superficie con un imbuto di metallo stretto chiamato chakpur.
Secondo la tradizione, quattro monaci lavorano contemporaneamente su uno stesso mandala. Ad ogni monaco viene assegnato uno dei quattro quadranti del mandala. Con estrema pazienza i monaci dispongono i granelli di sabbia procedendo dal centro verso l'esterno. Il completamento di un solo mandala può richiedere diverse settimane a seconda della quantità dei dettagli da curare.
Realizzare un mandala di sabbia richiede molto tempo, pazienza e precisione. Ma questi mandala di sabbia hanno una vita molto breve. Poco dopo il loro completamento, i monaci distruggono completamente i mandala che hanno creato con così tanta cura ed attenzione. La distruzione del mandala serve ad imparare il non attaccamento, a capire che nulla dura per sempre.
Ci piace riportare una semplice ma precisa descrizione del concetto di "umma", fondamentale per avvicinarsi alla comprensione dell'Islam.
Una delle peculiari caratteristiche dell'Islam è quella di essere una "comunità temporale", cioè dove il fedele si confronta con Dio e con gli altri credenti. La riflessione su Dio e su ciò che egli vuole da ciascuno è all'ordine del giorno, senza escluderlo da nessun ambito della vita e della cultura. E' normale per il musulmano chiedersi in ogni momento della sua vita quale possa essere la volontà di Allah e quale debba essere il conseguente comportamento che si deve assumere. L'Islam è religione e comunità allo stesso tempo, senza separazioni, e questa caratterizzazione tende ad eliminare anche le differenze etnico-sociali. Si può parlare di "popolo e nazione, di -coloro che vogliono vivere insieme-, e tutto questo si racchiude nella parola "umma", che tradotta letteralmente significa "comunità". "L'appartenenza alla umma è la fonte di quella fierezza musulmana così tipica in tutto il mondo, più collettiva che personale. Qualunque sia la gerarchia del paese in cui si vive, il musulmano non dimentica che -tutti i credenti musulmani sono fratelli- (Corano, sura 3,110)".
E' bello mettere in evidenza che "se cerchiamo le radicali di cui è composta la parola umma troviamo una serie di significati tra cui umm – madre con i significati di mamma, genitrice, ma anche di origine, fondamento, parte principale"; ma anche "nazione, popolo, razza, comunità (Corano, sura 5,48), collettività, famiglia".
Tutto ciò è molto lontano dal rapporto che il mondo occidentale ha con Dio, e potrà essere di difficile comprensione proprio perché l'idea stessa di Dio, il sacro, la fede, il culto sono stati eliminati quasi del tutto nelle nostre società. Questo aspetto prende il nome di "secolarizzazione", un fenomeno socio-culturale in base al quale la società, appunto, si è allontanata da una visione legata al senso del sacro, confinando la religiosità quasi esclusivamente all'ambito della sfera privata.
Fonti: http://www.cadr.it/files/ummatersign.pdf; L. Solinas, Tutti i colori della vita, SeiIRC, Torino, 2009.
L’ANTISEMITISMO E' UGUALE ALL'ISLAMOFOBIA
Pubblichiamo questo fondante comunicato stampa dell'UCOII, come grande speranza verso momenti di pace e condivisione.
Comunicati Stampa
L’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia esprime il proprio sconcerto in merito alle dichiarazioni che attribuiscono ai musulmani la causa dell’odio sociale contro le minoranze. Queste stesse dichiarazioni gettano le basi per il crescente clima di odio e islamofobia. I musulmani non possono essere il nuovo capro espiatorio dei problemi che una parte della politica estremista, incapace di affrontare i reali problemi del paese e orientata a generare infondate paure e odio nei confronti dei gruppi di minoranze, genera. Come italiani di fede musulmana abbiamo espresso in passato e ribadiamo il nostro rigetto contro ogni forma di discriminazione e odio. La stessa discriminazione che come Comunità religiosa ben conosciamo in quanto perpetrata ormai da troppo tempo, subita sia a livello di privazione di diritti che a livello di parità di trattamento in ambiti lavorativi. Basti ricordare i diversi casi di discriminazione nei confronti delle donne musulmane che indossano il hijab (velo non integrale) e che troppo spesso si trovano rifiutate proprio per questa loro libera scelta nei posti di lavoro. Ricordiamo anche la discriminazione di alcune amministrazioni ideologizzate ed estremiste con cui quotidianamente questa comunità si deve confrontare per l’apertura di centri di culto dignitosi reclamando il diritto al culto garantito dalla nostra Costituzione. L’estremismo non appartiene a nessuna religione, ma a certi essere umani. Spesso abbiamo assistito a cori ingiuriosi contro cittadini ebrei nei comizi di fazioni che oggi continuano a gettare fango e odio contro altre comunità come la nostra. Facciamo un appello ai nostri politici a non strumentalizzare comunità intere e a contribuire alla crescita di questo nostro paese, lavorando per creare coesione sociale e a non alimentare un clima di antisemitismo o islamofobia al bisogno. https://www.ucoii.org/2020/01/19/lantisemitismo-e-uguale-allislamofobia/
BUDDHA, IL PRINCIPE ALLA RICERCA DI SE STESSO
Siddharta Gautama, dopo aver lasciato gli agi del palazzo e tutti i titoli principeschi, all'indomani dei tre incontri, inizia un periodo di riflessione alla ricerca della vera felicità e delle cause del dolore nel mondo. Intorno ai 35 anni, dopo essersi staccato anche dall'insegnamento di alcuni bramini, dopo 49 giorni di intensa meditazione sotto un albero di pipal (una varietà di fico), nella posizione a gambe incrociate (loto) raggiunge l'illuminazione e diviene il Buddha. Questa particolare condizione la raggiunge attraverso le famose quattro fasi: concentrazione, lievità dell'animo, abbandono, imperturbabilità assoluta non caratterizzata né da gioia e né da dolore. Grazie a questo stato di particolare illuminazione, Buddha formulò le quattro nobili verità: 1) non vi può essere esistenza senza dolore; 2) esiste la causa dell'origine del dolore ed è il desiderio; 3) vi può essere la via che può portare all'eliminazione del dolore; 4) la via che conduce all'eliminazione del dolore è l'OTTUPLICE SENTIERO, cioè retta intenzione, retta decisione, retta parola, retta azione, retto modo, retto sforzo, retto ricordo, retta concentrazione. E' fondamentale, quindi, per ogni buon buddista, seguire il dharma, che è una parola sanscrita (l'antica lingua dell'India, utilizzata per scrivere i testi religiosi), e significa “obbligo morale, verità”, “come le cose sono” o “come le cose dovrebbero essere”.
Per studenti e cultori, pubblichiamo la prima parte di una trattazione sull'Induismo.
L'induismo ha avuto origine a partire dal 1800-1500 a.C., senza un vero fondatore, e si è evoluto all'interno della tradizione indù. Oggi ritenersi indù non significa credere in una verità piuttosto che in un'altra, ma vivere all'interno della cultura e della società indiana: tutti gli abitanti dell'India, tranne poche minoranze, si considerano indù. Proprio per questo, l'induismo più che una religione è un modo di vivere, ed è definito un’ortoprassi. Gli induisti oggi sono circa 1 miliardo. Le 3 principali divinità sono Brahma, che simboleggia la creazione, Vishnu, che rappresenta la conservazione, Shiva, che rappresenta la distruzione. Vi è un fatto particolare nell'induismo, esso si può definire una monolatria, un panteismo e un politeismo. E' una monolatria perché l'Assoluto, l'Inconoscibile, il Misterioso, il Trascendente, che si trova in ogni luogo e in ogni cosa, è definito come Brahman; è un panteismo poiché ogni aspetto della natura è impregnato della presenza divina e, quindi, tutte le azioni della vita sociale ed individuale sono collegate con il sacro; è un politeismo perché, al di là delle 3 principali divinità, ne esistono circa altre 30.000.000, con varie caratteristiche e con aspetti diversi, legate alle diverse zone geografiche dell'India e alle varie "caste". Ad esempio, sono ritenute sacre alcune montagne, pietre dalle forme curiose, alcuni fiumi (ad es. Gange), alcune piante e animali, la Madre Terra e soprattutto la vacca, che nessuno può uccidere.
Gli induisti credono nella reincarnazione, secondo la quale l'anima, dopo la morte dell'individuo, torna in nuove forme di vita, superiori o inferiori a seconda del comportamento tenuto nella precedente esistenza. Ciascun uomo è, quindi, legato al ciclo delle eterne rinascite, e la reincarnazione è determinata dal karma, CIOÈ DALL'EFFETTO DELLE AZIONI, DEI PENSIERI E DEI SENTIMENTI SULLA VITA SUCCESSIVA. Ogni buon induista cerca di salire sempre più in alto nel ciclo delle reincarnazioni, fino a liberarsene e a congiungersi con Brahma, l'universo infinito. Si migliora nel ciclo delle rinascite rinunciando a ciò che è materiale e a tutti gli istinti.
Una guida per l'anima e per il corpo è lo "yoga", disciplina psicofisica, sistema educativo attraverso il quale si raggiunge il controllo del corpo e delle energie vitali, ottenendo la pace interiore, spesso in una condizione di estasi.
Ogni induista nasce all'interno di una "casta", un sistema sociale rigidamente chiuso. Esistono varie "caste": i BRAMINI, i SACERDOTI (colore della casta bianco), i GOVERNANTI e i GUERRIERI (colore rosso), il POPOLO (colore giallo), i SERVITORI (colore marrone). Ogni "casta" è suddivisa in sottogruppi ed ha le proprie regole e tradizioni, professioni e mestieri riservati. Fuori dal sistema delle "caste" vi sono i paria, o "intoccabili", ritenuti impuri perché praticano mestieri che contaminano (pulizia delle strade, latrine, rimozione di cadaveri o carcasse di animali).